Friday, April 1, 2011

Doi Intanon, Natural Park



 Queste foreste sono enormemente ricche di biodiversità. Innumerevoli sono le specie commestibili o medicinali che le tribù Karen tuttora utilizzano nel quotidiano. Frutti, cortecce, germogli, semi, foglie, rami. Sono alla base di rimedi, medicazioni, tinture e pasti.
In queste zone crescono selvatiche banane, piccole e con semi. Una decina di varietà di zenzeri che vanno dai colori anche sull’arancio crescono nel sottobosco.
 Chiat, la nostra guida locale, è un uomo sulla quarantina con un incredibile conoscenza di ogni angolo di quelle foreste. Si occupa di turismo ma è anche responsabile di una fattoria, nell’unico villaggio rimasto, a 15 km di sterrato, dove coltivano in modo organico. Carote, cipolle, manghi, asparagi insalate e banane. Vederlo sapersi orientare su piante alla mia apparenza molto simili, raccogliere funghi selvatici, arrampicarsi su alberi con una tecnica impeccabile è stato davvero stupefacente. Le sue conoscenze  delle montagne all’interno del parco naturale Doi Intanon mi hanno lasciato di stucco, senza parole. Pavlos, lavorando con  lui ormai da quattro anni è riuscito ad instaurare un ottimo rapporto di fiducia. Tutto ciò mi ha dato la possibilità di osservare e fotografare in modo partecipato un angolo di pianeta estremamente affasciante e controverso.
Dove le strade asfaltate arrivano, infatti, ha dell’incredibile incontrare anfiteatri di serre. All’apparenza può sembrare che le coltivazioni in serre siano perfino armoniche con l’ambiente. Niente più disboscamenti e metodi agricoli più moderni… Basta aspettare sera, per non poter nemmen veder le stelle. L’inquinamento luminoso è pazzesco. Fiori che vengono tenuti svegli anche di notte per fargli aumentare il gambo. Farli crescere e sviluppare più in fretta. Il tutto a monte ad altitudini che partono dai 1000 metri e con tanto di pesticidi da ormai fuori legge come il DDT. Il tutto poi, pian piano si ingrandisce, anno dopo anno le serre conquistano metri di foreste di parco naturale… La corruzione di provincia, da queste parti, crea erosione e distruzione anche la dove l’immagine della conservazione inganni i turisti della domenica. Che nelle acque di fiumi e cascate ormai inquinate, trovano un ottimo momento di svago.
Intoro a case di bambu, fatte a palafitte, nei villaggi si coltiva riso, 6 varietà, per autosostentamento. Il riso infatti è alla base della cucina thailandese. Nei villaggi a maggior ragione è una coltura, date le pendenze, armonica.
Ora siamo nel mezzo della stagione secca, e nonostante piogge fuori luogo, da queste parti si aspettano i monsoni per la semina, Intorno a maggio.
Qui a piano terra, nei villaggi  vivono maiali neri, tenuti al guinzaglio per farli crescere più in fretta. Alla base di prelibatezze crude e cotte. E’ un continuo incrociare sorrisi con donne e bambini incuriositi. Alcune famiglie vivono vendendo caffè, altre coltivando riso, alcune donne a telaio tutto il giorno confezionano abiti tradizionali.




































A scuola, nella foresta

Le montagne qui da Chiang Mai si intravedono sullo sfondo, alte e coperte da foschia e smog. L’altro giorno con Max, botanico sui 65, ho avuto la fortuna di poter cominciare a salirci sopra.
Il tutto con tanto di lezione itinerante e spiegazioni al variare dell’altitudine. Le foreste da quste parti cambiano enormente e continuamente al variare dell’altitudine. Fino intorno ai 5/600 metri la foresta è decidua. Composta cioè da alberi che perdono foglie, clima secco, e un sottobosco un po’ spoglio. Gli alberi che crescono qui sono massicci e lenta crescita. Queste foreste ahimè sono anche le piu esposte ad incendi e turisti sporcaccioni. Sono l’habitat preferito di orchidee che scelgono però solo gli alberi piu anziani. Salendo le cose cominciano a cambiare e per una fascia fino ai 8/9 metri la foresta decidua si mescola ad alberi sempre verdi, da clima piu umido, che prenderanno il sopravvento dai mille in su. Vivere, lentamente il cambiamento della vegetazione, il tutto prima di iniziare un viaggio montagnoso all’insegna dell’etnobotanica è stato fondamentale per permettermi di vedere e osservare cose che altrimenti sarebbero state troppo lontane dal mio punto di osservazione.




questo gigante è nella famiglia del fico







Tuesday, March 29, 2011

Thai food as a lifestyle

Deciding to come to Thailand was a critical decision of my travel. Suddenly, due to the instable situation of Japan earthquake and the following tsunami. I started looking for the most concrete alternative. When I found a direct trip from Siberia to Bangkok, my doubts went away.
Pavlos, a Greek friend making a phd about ethnobotany invited me to follow his research with local tribes in the tropical forest invited me to follow his research for a few weeks. All I will write next is the result of my first week in Northern Thailand.
Here we are in the dry season, is very hot! Food in Thailand is surely very different from what I’ve experience up to Russia, where the climate do not allow people to grow a wide number of fruits and vegetables all around the year.
Here people have a diet based essentially on Rice, noodle (rice or egg), pork, chicken and fish. Almost all is spicy. Sweet and sour.
What I’ve found really surprising is that never when you eat you need a knife. Everyone eat with a fork in one hand and a spoon in the other. To be honest this approach is very new for me, it happened to me to forget one of those in the serving plate. Now I feel a little bit more confortable with this, the diversity of this food culture is high. Even if, more and more Thai cuisine receive influences from far and close countries. Tourism is very big over here. Big shock for me was to pass from being the only tourist (in Siberia) to be just one of the thousands western faces around.
Food arrives on the table differently: salads are mostly shared and often contains different ingredients. Nuts, meat, fruits, vegetables and spices. Noodle soup is typically for breakfast. With veggis, mushrooms and different kinds of meat most of the time. On the table usually people add different kinds of chili’s, nuts and Sugar. To add sugar in a soup? I my Italian mind, never could be possible to even imagine to do something like this. With my surprise, sugar helps in creating a balance in taste. If you not add anything in your soup, it will not taste so much…
Slowly slowly my palate is getting use to spices and this for me represent a very positive sensation!
Street food is everywhere. You can find from fresh catted and refrigerated fruits  like pineapples coconut, guava, mango… a big variety of grilled meat is offered: chicken, sausages, pork, pork skins… and not very often you can also find friend insects, from little worms to big fling animals that to be honest look a bit wired. That’s in my opinion is the beauty!
At certain hours of the day big lines of students and workers find in the street food what they need, a perfect snack or even a complete meal!
A lot of dishes are fried. At every time of the day and the night, you can smell many flavors in the air. Milk is not even taken in consideration. And is served in international restaurants and cafes for foreign tourist.
This, is a first approach to this very diverse and complex food culture. Is a joy everyday try different things, explore different levels of spicy food. A different approach from our delicate palate.